ᗰᕮᖇᖇY O ᕼᗩᑭᑭY ᑕᕼᖇISTᗰᗩS?!❄


Questo è il periodo in cui capita spesso di sentire dire,  di leggere nei biglietti d’auguri e nelle cartoline “Merry Christmas” o “Happy Christmas”… ma in realtà qual è l’augurio giusto da fare tra le due formule?

Partiamo con il dire che “Happy Christmas” ha lo stesso significato di “Merry Christmas” e che il primo tra questi due termine è più adatto a contesti formale (non per niente viene usato dalla stessa regina♚!), mentre il secondo è più ‘casual’ e diffuso negli Stati Uniti e in Nord America, anche se nato, anche esso naturalmente, nel Regno Unito.

LA STƆRIA ƉIƐTRƆ A QUƐSTI AUGURI

Come in ogni cosa, dietro ad ognuna di queste frasi c’è una storia, hanno una loro origine. Il primo utilizzo conosciuto di “Happy Christmas” risale al 19esimo secolo, usata nel gergo comune nel UK.

Tempi nei quali “merry” veniva ancora inteso come “brillo” o “ubriaco”. E questo perché già dal Medioevo grazie a la Bibbia di Wycliffe risalente al 1382-1395 e la Bibbia di re Giacomo del 1611, questo aggettivo era stato usato proprio per descrivere uno stato di ubriachezza («He held a feast in his house, like the feast of a king; and Nabal’s heart was merry within him, for he was very drunken» :Tenne una festa a casa sua, una festa da re; e il suo cuore era allegro perché era molto ubriaco).


Ecco perché “Happy Christmas” era allora l’unico modo consentito per la classe borghese vittoriana di augurare un buon natale differenziandosi dal popolo, ed è la stessa ragione per la quale questa espressione, ancora oggi, è usata dalle famiglie conservatrici .

Ma dato che “merry” significa “allegro” o “felice”  (“merry” deriva dal nome inglese antico “myrige” che in origine significava “piacevole e gradevole” più che “gioioso” o “allegro”), intorno al 1534, fu usata per la prima volta la espressione “Merry Christmas” quando il cardinale John Fisher inviò quest’augurio a Thomas Cromwell.

Tuttavia certe  fonti scritte fanno risalire  questa espressione al 1565 all’interno di un manoscritto municipale della cittadina inglese di Hereford:, recitando: «And thus I comytt you to God, who send you a merry Christmas»  («Vi raccomando a Dio, che vi mandi un Buon Natale»)

Successivamente nel 1699 ad un ammiraglio inglese gli venne in mente di usare questo augurio in una delle sue lettere che però i britannici diedero un uso reale e diffuso in Uk dal  1843, anno nel quale infatti divenne protagonista del primo biglietto d’auguri messo in commercio (quello che compare nell’immagine qui di seguito).

Però  il primo a diffondere questo augurio, sempre nello stesso anno, in maniera massima diciamo fu addirittura l’autore di “Oliver Twist”, Charles Dickens, che utilizzò l’espressione “Merry Christmas” per ben 21 volte nel suo canto di Natale “A Christmas Carol”!


Questi erano gli anni in cui, agli albori del regno della regina Vittoria, stava nascendo il Natale per come lo conosciamo oggi, anni dove il significato di “ merry”  aveva ormai subito un piccolo cambiamento passando dal  piacevole  o  gradevole all’assumere una connotazione orientata più verso il festoso, allegro.

Arriviamo così ai giorni nostri in cui, sopratutto nello slang giovanile, è molto comune dire “Merry Xmas”, abbreviando con “X” il suono di “Christ”.

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Al di là di quale formula vorrai usare per augurare ai tuoi cari ed amici seminati per tutto il mondo, sappi che o con un “Merry Christmas” o con un “Happy Christmas”, riuscirai a trasmettere nello stesso modo ed a tutti loro i tuoi migliori auguri.

In entrambi queste due espressioni, oltre ad essere rappresentate la voglia di condividere lo spirito di benevolenza, di gentilezza, di rispetto verso i cristiani, ci sono raffigurate sensazioni, emozioni e desideri di unione e speranza.

So,  Merry Christmas! May your holidays sparkle with joy and laughter, your happiness be large… and your bills be small!

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Pubblicato da corsiling

Marcela Mingrone, argentina di Buenos Aires, ufficialmente è una insegnante d'inglese ed ufficiosamente una traduttrice. Nata e vissuta nel suo paese nativo per i suoi primi anni di vita, si trasferisce in Italia, paese che tuttora l'accoglie e che lei ha fatto casa sua. dopo i suoi studi sulla lingua inglese. e durante il suo percorso come insegnante, prova sulla propria pelle cosa vuol dire imparare ed insegnare con metodi tradizionali, sinonimo, nella maggior parte dei casi, di corsi noiosi e perfino austeri, ottenendo come risultato apprendimenti faticosi ed inefficaci. È così che nasce una tecnica di insegnamento tutta sua. Portando la sua esperienza come allieva e la sua capacità come insegnante, si dedica ad educare. grandi e piccini, servendosi del divertimento, tuttavia senza tralasciare l'importanza e la qualità dei contenuti. Consapevole di non poter insegnare la lingua inglese come lo farebbe un nativo anglosassone, la sua tecnica si focalizza su tutte quelle difficoltà che un italiano deve affrontare quando si affaccia all'apprendimento di questa lingua, capendo ed anticipando quelli che possono essere gli ostacoli durante lo studio, e proprio perché affrontate da lei stessa nel proprio percorso formativo.

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