CONFUSING VERBS

Prima parte

Benvenuti alla prima puntata della miniserie: Confusing Verbs, dove i protagonisti principali sono proprio tutti quei verbi in inglese che hanno significato simile, se non uguale, ad altri verbi conservando però utilizzi diversi, sempre per la nostra gioia ☹.

Tra I tanti argomenti grammaticali che possono considerarsi complicati durante l’apprendimento della lingua inglese, ci sono i verbi, e tra phrasal verbs, verbi irregolari e la coniugazione delle forme verbali, ci sono anche loro: i confusing verbs!

Possiamo definire come ‘confusing verbs’ tutti quei verbi che, pur avendo dei significati simili, hanno una modalità di uso diversa.

In questo articolo ci concentreremo su questi verbi in inglese, soffermandoci soprattutto su quelli di uso comune e che tendono a confondere… e non poco!

LISTEN vs HEAR

Hear e listen, per tutti significano entrambi “sentire”, come quando si dice “ho sentito una canzone bellissima”. La verità è che tra i due galleggia una differenza concettuale di fondo.

Si usa hear per descrivere quella azione involontaria che si compie nel sentire un rumore, una voce; sentiamo solo perché abbiamo delle orecchie per sentire. Per esempio, se sei nel traffico dentro alla tua auto e qualcuno suona il clacson, potresti dire che tu hai “udito” il rumore del clacson, è stata un’azione involontaria che le tue orecchie hanno percepito solo perché le hai e funzionano bene. ㋡ Perciò sarebbe più indicato tradurre “hear” con “udire”.

Si usa invece “listen” per indicare un’azione volontaria, noi abbiamo deciso di sentire quella canzone, quel discorso, ecc. Torniamo alla tua auto: se accendi la radio e la sintonizzi sulla tua stazione preferita, sei tu che hai deciso di sentire della buona musica, la tua attenzione si predispone per ascoltare quello che è in onda. Quindi in questo caso la traduzione che descrive meglio “listen” sarebbe proprio “ascoltare”.

HEAR: UDIRE (SENTIRE) ➨ Azione involontaria
LISTEN: ASCOLTARE ➨ Azione volontaria



DENY vs REFUSE vs REJECT vs DECLINE

È un errore molto comune che gli studenti della lingua inglese cadano nel tranello di tradurre questi quattro verbi in inglese deny, refuse, reject e decline nello stesso identico modo, con un semplice “rifiutare”, generando cosi talvolta dei problemi di comunicazione.


Un’ottima tattica per aiutare a distinguere la differenza tra questi verbi, potrebbe essere quella di cercare, in un primo step, l’opposto di ciascuno di loro…

Si potrebbe ritenere, per esempio, che “accept” (accettare) sia l’opposto di “refuse”, “reject” e “decline”, ed avere così, non solo un’indicazione sulla possibile traduzione/senso di questi vocaboli, ma anche capire che questi verbi hanno dei significati simili tra loro.

Mentre l’opposto di “deny” sarebbe “admit” (ammettere), quindi il senso da attribuire sarebbe diverso dagli altri tre precedenti.

L’utilizzo principale di “deny” (negare) ha come scopo dire che qualcosa non è vera. Per esempio, se la polizia sta interrogando qualcuno, il sospettato potrebbe “negare” di aver commesso il reato.


the police are questioning the suspect, but he’s denying that he committed a crime.

È anche vero però che “deny” ha un uso meno frequente con una traduzione abbastanza simile a “rifiutare”, e qui è dove nasce per la maggior parte delle volte, la confusione per i non madrelingua inglesi.

Se “neghi” un qualcosa ad un qualcuno, stai “rifiutando” di dargliela. Un esempio calzante potrebbe essere quando si dice che…

“The guards denied their prisoners food and water” (“Le guardie hanno negato ai prigionieri cibo e acqua”)
“Refuse” (rifiutare)è l’opposto di “accept” (accettare): se “rifiuti” di fare qualcosa, tu stai scegliendo di non farla, o sai dicendo fermamente che non la farai.

Di può anche “refuse” something (rifiutare qualcosa), perciò anche dire che non l’accetti.

“I offered him a cold drink but he refused it” (“Gli ho offerto una bibita fresca ma lui l’ha rifiutata”)E qui attenzione anche con la pronuncia! “Refuse” (rifiutare) ha l’accento nella seconda sillaba /rɪˈfjuːz/, mentre ‘refuse’ (rifiuti, spazzatura) ce l’ha nella prima /ˈref·juːs/.

“Reject” è abbastanza simile a “refuse”: entrambi possono considerarsi come l’opposto di “accept” (accettare), come dicevo qualche riga più su.


Se ‘rifiuti’ una proposta od una richiesta, per esempio, decidi di “non essere d’accordo…”


“Judge Dread rejected the lawyer’s request for more time to study the case” (“Il giudice Dread ha respinto la richiesta dell’avvocato di avere più tempo per studiare il caso”)

Se ‘rifiuti’ una credenza o una teoria, decidi di “non crederci e di non volerla seguire…”


“The rebels rejected the authority of the central government.” (“I ribelli hanno respinto l’autorità del governo centrale”).

“Reject” inoltre spesso porta anche il significato aggiunto che non pensi che qualcosa sia abbastanza buono: se un datore di lavoro rifiuta un candidato di lavoro, o una macchina rifiuta una carta di credito è perché “qualcosa è considerato inadatto, non valido o sbagliato in qualche modo.”

Un altro esempio che porta questo pensiero di base? Se qualcuno rifiuta un amante, la sua famiglia o gli amici, si comporta con crudeltà o indifferenza nei suoi confronti e forse non vuole più vederli.

Anche in questo caso bisogna fare attenzione con la pronuncia: “reject” verbo, ha l’accento sulla seconda sillaba /rɪˈdʒekt/, mentre ‘reject’= scarto, il sostantivo ce l’ha nella prima  /ˈriː.dʒekt/.


Infine, arriviamo al “decline”“Decline” può essere un sinonimo piuttosto formale di “refuse”: se rifiuti qualcosa o rifiuti di fare qualcosa, ti rifiuti educatamente di accettarlo o farlo…

“The princess is believed to have declined various proposals of marriage” (“Si ritiene che la principessa abbia rifiutato varie proposte di matrimonio”)

Può lavorare anche come sostantivo, conservando la stessa pronuncia del verbo “decine”.


Poi c’è il verbo intransitivo: cioè un verbo senza oggetto.

Se qualcosa “decline” (declina), perde qualità, importanza o forza. Guarda come viene usato il verbo ‘decline’ in questa frase:

“As China and India become more powerful, the economic power of the United States may be declining” (“Mentre Cina e India diventano più potenti, il potere economico degli Stati Uniti potrebbe diminuire”).

In conclusione potremmo:

“DENY” (negare) un’accusa

“REFUSE” (rifiutare) un’offerta

“REJECT” (rifiutare) un suggerimento 

“DECLINE” (rifiutare/declinare) un invito formale.


TAKE vs BRING

Se si tratta di causare problemi agli studenti, questa è un’altra accoppiata vincente, perché sia “take” che “bring” vengono tradotti in italiano come ‘portare’.

Per capire meglio quando usare uno o l’altro partiamo dalle cose semplici ed analizziamo la questione per gradi. Quando parliamo dell’azione di ‘portare’, stiamo parlando di quell’azione che implica il trasporto di un oggetto o persona da un punto di partenza fino ad un punto di destinazione.

Quando si tratta di usare  “take” o “bring” quello che conta in sostanza è la destinazione dell’oggetto o la persona di cui si sta parlando ed il suo rapporto con chi parla. Perciò si usa “bring” per movimenti verso chi parla (la destinazione è dove si trova, trovava o ritroverà il locutore), mentre “take” si usa con i movimenti verso punti lontani dalla persona parlante (la destinazione è altrove lontana dall’enunciatore).

Facciamo qualche esempio per capirci meglio. Immagina questa piccola scena:

Anna è a casa ed ha dimenticato di fare la spesa per preparare la cena ma suo marito sta per uscire dal lavoro, così le manda un messaggio con la scritta:

I can’t leave the house because I’m baking a cake, can you bring some food home to cook dinner, please?

Anna si trova a casa, e la destinazione del ‘cibo’ in questo caso, è proprio casa sua, lei si trova in quella che sarà la destinazione del cibo. Il cibo sarà portato verso di lei.

Ora torniamo alla scena di prima ed a Carlo, il marito di Anna che le risponde:

I can’t… I’m without the car… I took it to the mechanic!


Carlo ha portato la macchina ad un punto lontano da dove lui si trova. La destinazione è altrove rispetto a dove lui è.


In conclusione, oltre al fatto che la loro cena è saltata ㋛, “bring” descrive il movimento di qualcosa o qualcuno verso dove si trova, si trovava o troverà chi parla: la destinazione è ‘qua’; “take” esprime l’allontanamento  di quell’oggetto o soggetto dal protagonista: la destinazione è ‘altrove’.

Un piccolo aiutino? Per evitare di sbagliare ed usare il verbo giusto ricordati di questa frase:

You BRING here, you TAKE there.

Info bonus: un altro verbo in inglese che potrebbe essere confuso con questi due è “carry”, anche esso tradotto come ‘portare’ ma mentre “take” e “bring” si concentrano sulla destinazione, quest’ultimo si focalizza sull’atto vero e proprio del trasporto.

Perciò per tornare ai nostri due protagonisti, Anna avrebbe potuto dire ancora:

What a pity! Your car could have carried a lot of shopping!

TAKE: portare lì, allontanandosi da chi parla
BRING: portare qui, avvicinandosi a chi parla
CARRY: portare = trasportare, caricare.

SAY vs TELL

I verbi “say” and “tell” sono tradotti spesso entrambi con ‘dire’ quando in realtà presentano delle differenze notevoli e rispettano delle precise regole grammaticali.

Tanto per cominciare “say” viene tradotto con “dire” mentre “tell” si traduce con “raccontare”, ma può assumere anche  delle altre sfumature di significato come “dare informazioni u ordini, spiegare ed informare”.


Un’altra differenza che si può evidenziare tra questi due verbi è il fatto che “tell” è sempre seguito dalla persona a cui si vuole raccontare qualcosa. Se si parla di “say” invece, può essere usato anche senza specificare a chi si sta parlando, proprio perché si usa in termini generici.
Attenzione: ho detto ‘anche’ perché laddove si vorrebbe specificare la persona con “say” (direct object), basterà usare la preposizione “to”.

John said something.

John
said to Jenny something.

John told Jenny something.


Questo non vuol dire però che “to” non possa essere usato anche con “tell”, tuttavia perché questo si verifichi l’oggetto che compie l’azione indicata dal verbo transitivo attivo della frase, dovrà essere separato dal complemento.

Tell me what John tell to you.

TELL: raccontare a qualcuno, informare, dare istruzioni.
SAY: dire.

Quando si è dedito alla scrittura in inglese, può capitare, malgrado tutto questo popò d’informazione avere dei dubbi al momento di “decidere” quale verbo inserire nel nostro testo. Per queste situazioni tornano utilissimi certi dizionari inglesi che oltre a parlare del significato del singolo vocabolo, si dilungano in spiegazioni sul loro utilizzo. Uno di questi dizionari è proprio quello della Cambridge che lo trovi online, e gratuito!

Oltre che ai verbi, anche certi tempi verbali possono causare della grande confusione, ed uno di questi e senz’altro il futuro inglese. Sul mio sito però puoi trovare un articolo intero dedicato ai futuri inglesi che ti consiglio di leggere, lo trovi qui.

E fin qui la prima parte di questa miniserie e la fine di quest’articolo. Ne arriverà un altro con tanti altri “confusing verbs” e tanta altra informazione utile che li riguarda. In questi articoli non troverai i verbi in inglese “see, watch e look”, ma solo perché avevo già scritto un articolo dedicato a loro esclusivamente, lo trovi qui. Per i restanti…

So, stay tuned! See you soon!!!


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Pubblicato da corsiling

Marcela Mingrone, argentina di Buenos Aires, ufficialmente è una insegnante d'inglese ed ufficiosamente una traduttrice. Nata e vissuta nel suo paese nativo per i suoi primi anni di vita, si trasferisce in Italia, paese che tuttora l'accoglie e che lei ha fatto casa sua. dopo i suoi studi sulla lingua inglese. e durante il suo percorso come insegnante, prova sulla propria pelle cosa vuol dire imparare ed insegnare con metodi tradizionali, sinonimo, nella maggior parte dei casi, di corsi noiosi e perfino austeri, ottenendo come risultato apprendimenti faticosi ed inefficaci. È così che nasce una tecnica di insegnamento tutta sua. Portando la sua esperienza come allieva e la sua capacità come insegnante, si dedica ad educare. grandi e piccini, servendosi del divertimento, tuttavia senza tralasciare l'importanza e la qualità dei contenuti. Consapevole di non poter insegnare la lingua inglese come lo farebbe un nativo anglosassone, la sua tecnica si focalizza su tutte quelle difficoltà che un italiano deve affrontare quando si affaccia all'apprendimento di questa lingua, capendo ed anticipando quelli che possono essere gli ostacoli durante lo studio, e proprio perché affrontate da lei stessa nel proprio percorso formativo.